La storia dell’ansia coincide con la storia dell’uomo; l’ansia è un’emozione che comporta uno stato di attivazione dell’organismo nel momento in cui l’individuo deve affrontare un problema o un pericolo che gli permette di esternare quella “grinta” necessaria per la risoluzione di tali situazioni. Una componente minima d’ansia è essenziale per riuscire a esternare le nostre risorse interne e viene definita “ansia positiva, creativa, alla base dell’intelligenza”.
Diversa, invece, è la condizione in cui l’ansia diventa eccessiva e sproporzionata rispetto alle situazioni e/o si manifesta senza alcun motivo apparente da non essere considerata più ansia positiva, che favorisce un adattamento all’ambiente, bensì un vero e proprio stato di malessere, che crea invece disadattamento, e può portare la persona a non riuscire ad affrontare nemmeno le situazioni più comuni.
Il disturbo d’ansia è uno dei disturbi più frequenti nella popolazione. I sintomi attraverso i quali generalmente si manifesta sono: sudorazione, tremore, senso di soffocamento, respiro affannoso, aumento del battito cardiaco, insonnia, apprensione, paura, inquietudine, forte preoccupazione, sensazione di pericolo, ecc.. Al suo interno possiamo distinguere diverse categorie diagnostiche le quali si differenziano, tendenzialmente, in base alle diverse circostanze in cui si manifestano: l’attacco di panico, la fobia specifica, la fobia sociale, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo post-traumatico da stress e il disturbo d’ansia generalizzato.
Questo disturbo viene spesso vissuto sia dal paziente che dalla sua famiglia come una colpa, una vergogna da tenere nascosta o una debolezza di carattere e per tali motivi frequentemente non viene affrontato, col rischio di rendere invalidante la vita della persona che lo manifesta e spesso anche delle persone con le quali essa si relaziona.
E’ importante scegliere di affrontare questa problematica rivolgendosi ad un professionista evitando, così, sia di rimanere per lungo tempo in questa condizione di forte malessere sia che il disturbo possa peggiorare. Attraverso un trattamento farmacologico si può tenere sotto controllo il sintomo, ma è essenziale accogliere il disturbo come un segnale che indica che qualcosa in se stessi e nel sistema di appartenenza non funziona, perciò, risulta importante considerare un trattamento psicoterapico, che permette di analizzare le motivazioni di insorgenza ed evitare possibili ricadute. Molto utili risultano essere le tecniche di rilassamento (come ad esempio il Training Autogeno, il Rilassamento Progressivo di Jacobson, ecc.) ma non come sostitute ai precedenti trattamenti, bensì come integranti ad essi.