Il sentirsi dipendenti da un rapporto, sia esso di coppia, genitoriale, amicale o di gruppo.
Proprio come si può dipendere da un oggetto/sostanza come droga o alcool, la dipendenza affettiva rende dipendenti da una persona. Può rientrare nella normalità, specialmente nella prima fase di innamoramento tra due persone, ma se questo stato perdura e comincia a diventare invalidante, allora bisognerebbe imparare a riconoscerlo per poterlo trattare.
Nella dinamica di coppia si tende sempre a scegliere un partner problematico e anafettivo che andrà a confermare l’immagine negativa che il dipendente ha di sé. Le donne sono le più colpite e infatti spesso mi capita di conoscere persone incapaci di amare sé stesse ma con un continuo bisogno di amare, o meglio di dipendere, da un’altra persona, dalla quale pretendere continue conferme.
Le caratteristiche che accomunano le persone dipendenti in una relazione amorosa, sono molteplici e le principali sono queste:
La psicoterapia sistemico relazionale, che è l’approccio con cui lavoro, aiuta il/la paziente a curare la patologia, in quanto si tratta di una disfunzione che si sviluppa nella relazione e, come tale, la terapia sistemico relazionale si configura un ottimo metodo per la sua risoluzione. Questo però non avviene mai attraverso un’eccessiva analisi del passato, per evitare futili rimuginii, ulteriore senso di colpa e altri sentimenti negativi che già sta vivendo la persona dipendente. Un aiuto in chiave relazionale, non focalizzato solo sul paziente ma che ingloba le relazioni oggetto di sofferenza, può rivelarsi salvifico.
La persona che soffre di questa dipendenza arriva ad annullare sé stessa e il suo intero mondo in nome di qualcuno che la assorbe totalmente. Questa modalità viene costantemente adottata per paura di perdere la persona in oggetto, autoproducendosi malessere fisico e soprattutto psicologico come senso di inadeguatezza, ossessione verso sogni irrealizzabili, aspettative troppo elevate dall’altro. Non a caso la persona amata spesso sfugge e la dipendenza si alimenta proprio dal rifiuto che crea un circolo vizioso. Questo vortice negativo è prodotto dal dipendente stesso, il quale vive nella convinzione di riuscire nella sua impresa: farsi amare dall’altro.
Spesso scarsa autostima e bisogno di essere costantemente protetti possono costituire i motivi scatenanti della dipendenza affettiva. Questo disagio può essersi sviluppato nell’infanzia col rapporto genitoriale, che può essere stato troppo limitante per la troppa protezione o, al contrario, troppo lassivo.
La psicoterapia sistemica aiuterà la persona a capire la motivazione che porta alla dipendenza, andando a modificare quei legami che non funzionano al fine di instaurare legami benefici e soddisfacenti, anche e soprattutto con la stessa psicoterapeuta.
Indirettamente, la terapia servirà anche a dedicare del tempo a sé stessi, imparando ad ascoltarsi e individuando così le proprie necessità e desideri nascosti, affidandosi al proprio intuito; conoscere i propri limiti e accettarli volendosi bene, così da imparare anche a comunicarli agli altri, senza pretese o imposizioni, accettando soprattutto che certi nostri aspetti possono non piacere agli altri e che questo non deve e non può costituire un ostacolo al nostro benessere; affermare sé stessi imparando anche a dire di no agli altri per soddisfare le proprie esigenze, senza sentirsi in colpa.
Il percorso mira a migliorare l’autostima, la fiducia e l’assertività per arrivare a manifestare i reali bisogni del soggetto, senza più timore e vergogna di non essere compreso e senza più paura di essere abbandonato. Per fare ciò sarà importante porre dei piccoli obiettivi da raggiungere portando la persona dipendente a distrarsi e a liberarsi dai suoi ‘pensieri fissi’, facendole così guadagnare la serenità che si merita.
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