La fase della separazione o del divorzio in una coppia è sempre molto dolorosa e se ci sono anche dei figli lo è ancora di più.
Oltre alla fatica da parte della coppia nell’affrontare questo momento, bisogna tener conto che, se per i partner è difficile, forse per i figli è ancora peggio.
Ma c’è bisogno di chiarezza e di comprendere alcune differenze fondamentali.
E’ stato ampiamente dimostrato, infatti, che i figli, superato il periodo di sofferenza dovuto al cambiamento familiare, possono tornare ad essere sereni come prima o, anche, più forti di prima.
Posso rispondere con sei differenti contesti situazionali:
Può capitare di confondere eventuali disturbi o patologie pre-separazione con “regressioni” del bambino, che spesso possono manifestarsi come, per esempio, il tornare a fare la pipì a letto o il rifiuto della scuola. Sono conseguenze normali dovute al turbamento della fase iniziale e che, trascorso qualche tempo dalla separazione, dovrebbero cessare. In entrambi i casi è richiesta la massima attenzione da parte dei genitori, in quanto una situazione di profondo cambiamento può essere molto rischiosa per i figli.
In un contesto di questo tipo poi, il pensiero di essere colpevoli della divisione dei genitori e la responsabilità di tenere uniti mamma e papà, sono molto frequenti e potrebbero investire il figlio.
Questi rischi devono essere in qualche modo calcolati e tenuti attentamente in considerazione, intervenendo, se necessario, per non sobbarcare i figli di pesi che non dovrebbero avere.
Va detto che quello che incide negativamente sullo sviluppo psico-fisico dei figli non è quanto la possibilità che i genitori si dividano, quanto lo stato di malessere generato da un clima conflittuale. La mancanza di apertura e di supporto di cui avrebbe bisogno il figlio e l’aria di tensione che è costretto a respirare, minano pesantemente la sua serenità e crescita emotiva, al punto da causare problemi comportamentali e psicologici.
Ciò che dovrebbero fare i genitori è sfuggire lo scontro dinnanzi ai figli ed evitare di prolungare questo stato di disaccordo nel tempo.
Solo quando entrambi, insieme, saranno giunti ad una soluzione consapevole e definitiva, che potrebbe contemplare l’allontanamento, potrebbe essere arrivato il momento di affrontare i figli.
Comunicare loro la decisone presa con fermezza e chiarezza, oltre che con il dovuto tatto, potrà evitare l’insorgere di qualsiasi possibilità di fraintendimento o di libera interpretazione. Spesso, infatti, il figlio recepisce la possibilità di un’eventuale separazione ma, altrettanto, può illudersi che le cose si possano sistemare. Eventualità, questa, che potrebbe farlo soffrire ancora di più se le cose non andassero realmente secondo le sue speranze.
Altro aspetto da valutare è la gestione del conflitto e dell’eventuale separazione in riferimento all’età del figlio e alla sua personalità. Età e temperamenti diversi richiedono gestioni diverse.
I bambini molto piccoli non si rendono conto di cosa stia succedendo ai genitori, ma in generale possiamo dire che il rischio e la paura più grandi sono quelli dell’abbandono, a causa della freddezza o dell’assenza di uno dei due genitori (magari di quello che lascia la casa).
Il sentimento dell’abbandono potrebbe radicarsi sempre di più con l’aumentare dell’età, quando potrebbero presentarsi anche ritardi dello sviluppo, sia sotto l’aspetto fisico che di apprendimento mentale. Potrebbero esserci nei confronti dei genitori anche manifestazioni di possessività, rabbia o tristezza.
Inoltre, il regredire del bambino che potrebbe esprimersi nel disapprendere alcune abilità precedentemente acquisite sul piano emotivo, o il non sembrare apparentemente in difficoltà, potrebbero danneggiarlo e creargli dei disagi anche quando sarà più grande.
Contribuire a mantenere un clima confortevole e non smettere mai di infondere sicurezza ai figli, rappresentano dunque dei comportamenti necessari.
Dovremmo sempre tener presente che i figli potrebbero essere ancora troppo immaturi per comprendere cosa sta accadendo e per avere gli strumenti necessari per affrontare un trauma come quello della rottura del rapporto tra i genitori. Tanto meno possono avere la maturità e la forza di consolare o accudire uno dei due genitori, cosa che non si dovrebbe mai permettere. Un altro atteggiamento negativo che potrebbe evidenziarsi, ma purtroppo molto spesso frequente, è quello di entrare a gamba tesa nel rapporto del figlio con l’altro genitore, ostacolandone gli incontri o mettendo zizzania per colpa del suo disappunto nei confronti dell’ex partner.
In tutti questi casi un valido supporto psicologico potrebbe venire di grande aiuto. Quella del distacco di coppia, che avviene all’interno di una famiglia, è una situazione molto pesante che comporta un passaggio emotivo molto delicato non solo per genitori e figli, ma, molte volte, anche per i due nuclei familiari di origine della coppia. Può succedere infatti che i nonni, pur rappresentando un importante punto di riferimento, non riescano, in questa fase, ad offrire un sostegno completo e la serenità familiare dovrebbe essere sempre al primo posto.
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