errori

“La Scuola di Atene”, affresco, Raffaello Sanzio, Stanza della Segnatura, Musei Vaticani,1509-1511, Città del Vaticano.

 

Sbagliare significa imparare o fallire?

La paura di sbagliare è una delle emozioni più comuni che affliggono molte persone, impedendo loro di raggiungere i propri obiettivi e vivere appieno la vita. Tuttavia, gli errori non rappresentano solo dei fallimenti ma possono essere delle preziose opportunità di apprendimento e di crescita personale. In questo articolo, esploriamo la psicologia degli errori, le cause della paura di sbagliare e come superarla attraverso strategie psicoterapeutiche.

Gli errori sono parte integrante dell’esperienza umana e del progresso, eppure la loro gestione suscita spesso forti reazioni emotive e culturali. Se da un lato si elogiano come veicoli di apprendimento, dall’altro vengono demonizzati e associati a fallimenti irreparabili. Esploreremo due approcci contrastanti alla gestione degli errori e la correlata paura di sbagliare: l’elogio dell’errore e la caccia al colpevole. Alla fine, proporremo un terzo approccio, più realistico e orientato alla prevenzione.

 

L’elogio dell’errore: il fallimento come strumento di crescita

Negli ultimi anni, è emerso un filone di pensiero che vede l’errore non solo come inevitabile, ma anche come un’opportunità di crescita. Questo approccio, popolarmente noto come “elogio dell’errore“, trova eco in citazioni di figure famose, da Winston Churchill a Henry Ford, che affermano che sbagliare sia meglio che non provare affatto. Samuel Beckett, celebre per il suo “Fallisci meglio”, sintetizza l’essenza di questa scuola di pensiero: l’errore è un momento di apprendimento, un passaggio obbligato verso il miglioramento.
Questa prospettiva enfatizza che commettere errori può stimolare l’innovazione e la creatività, spingendo le persone a sperimentare e a superare i propri limiti. Si pensi, ad esempio, al mondo della tecnologia: i grandi innovatori del passato, come Thomas Edison, hanno fallito innumerevoli volte prima di trovare la formula vincente. Edison stesso affermava: “Non ho fallito, ho solo trovato 10.000 modi che non funzionano”.
Tuttavia, questa visione positiva degli errori può anche essere pericolosa se non viene gestita con equilibrio. Un chirurgo o un pilota d’aereo, ad esempio, non possono permettersi di sbagliare in nome del “fallire meglio”. In contesti dove la sicurezza e la vita umana sono in gioco, l’errore non è un’opportunità di apprendimento ma un evento da evitare ad ogni costo. Quindi, mentre l’elogio dell’errore può essere utile in contesti di sperimentazione e innovazione, diventa problematico in situazioni dove il margine di errore è ristretto.

 

La “caccia al colpevole”: punire per correggere?

Dall’altra parte dello spettro, troviamo la scuola di pensiero che demonizza l’errore, creando un clima di “caccia alle streghe” all’interno delle organizzazioni. In questo contesto, chiunque commetta un errore viene identificato e punito. Si alimenta una cultura di colpevolizzazione e paura, dove l’importante è non essere il responsabile del fallimento. Questo approccio, però, genera un ciclo vizioso: anziché migliorare, i lavoratori e i manager cercano di nascondere i propri errori, o addirittura incolpare altri, per evitare conseguenze negative.
Le conseguenze di questa cultura sono devastanti. Si promuove la deresponsabilizzazione, l’insabbiamento dei problemi e l’inefficienza. Le frasi tipo “Non dipende da me” o “È colpa del sistema” sono solo alcuni degli alibi preferiti dai dipendenti all’interno di queste organizzazioni. Questo atteggiamento porta inevitabilmente a una riduzione della qualità del lavoro e dei servizi, a discapito della soddisfazione dei clienti e del successo aziendale.

 

Un approccio realistico: prevenzione e soluzioni

Esiste una terza via tra l’elogio e la punizione dell’errore: la prevenzione e la gestione efficace degli sbagli. Questo approccio parte dalla consapevolezza che sbagliare è umano e che non è possibile evitare completamente gli errori, ma si possono adottare strategie per prevenirli e per imparare da essi. Il mantra di questa filosofia è: “Fare bene fin dalla prima volta”. La prevenzione è vista come un processo proattivo che riduce drasticamente la probabilità di commettere errori, grazie a una preparazione accurata e a una gestione consapevole delle operazioni.
Per prevenire gli errori, è necessario creare un ambiente di lavoro che incoraggi la trasparenza, l’assunzione di responsabilità e la risoluzione immediata dei problemi. La metodologia RAC – Rilevare, Ammettere, Correggere – è essenziale in questo processo. Ogni individuo all’interno di un’organizzazione deve essere formato per rilevare gli errori, ammettere di averli commessi senza temere ripercussioni e correggerli rapidamente. Questo non solo rafforza la fiducia reciproca all’interno dell’organizzazione, ma aumenta anche l’efficienza e la capacità di risolvere i problemi in tempi brevi.
Un altro aspetto fondamentale di questo approccio è la consapevolezza che gli errori possono essere ricorrenti. Ripetere lo stesso errore più volte è un segnale chiaro di disfunzioni organizzative o personali. Correggere immediatamente un errore e assicurarsi che non si ripeta è cruciale per il successo di un’organizzazione. Se un errore viene ignorato o lasciato irrisolto, può diventare parte integrante di una catena di fallimenti.

 

La paura di sbagliare: un ostacolo al progresso

Molte persone evitano di prendere decisioni o di sperimentare per paura di sbagliare. Questa paura, che in psicologia viene definita amartofobia, può paralizzare chi ne soffre, impedendogli di cogliere opportunità o di crescere personalmente e professionalmente. Tuttavia, la paura di sbagliare è spesso più dannosa degli errori stessi. La paura eccessiva può infatti portare a evitare ogni rischio, rinunciando così a migliorare o a innovarsi.
Le persone affette da amartofobia o atelofobia, la paura di non essere all’altezza, vivono in un costante stato di ansia e insoddisfazione, che limita le loro capacità e opportunità. Imparare a gestire la paura di sbagliare è fondamentale per vivere una vita appagante e produttiva. Gli errori non devono essere vissuti come fallimenti definitivi, ma come occasioni di apprendimento e miglioramento.

 

Conclusioni: imparare dagli errori senza demonizzarli

In sintesi, gli errori non vanno né glorificati né demonizzati. Devono essere riconosciuti per quello che sono: opportunità di crescita, ma anche potenziali minacce se non gestiti correttamente. Il segreto per una gestione efficace degli errori risiede nell’equilibrio. Bisogna prevenire gli errori, ma anche saperli affrontare in modo costruttivo quando si verificano. All’interno delle organizzazioni, è fondamentale promuovere una cultura della trasparenza, della responsabilità e della risoluzione rapida dei problemi, senza cedere alla tentazione della punizione o dell’eccessivo ottimismo.
Per crescere, è necessario imparare a fallire meglio, ma anche a prevenire gli errori quando possibile. Questo richiede consapevolezza, preparazione e la capacità di correggere la rotta rapidamente, senza cercare colpevoli, ma soluzioni. In fondo, come diceva Bertrand Russell, “l’errore fa parte dell’uomo, per questo motivo bisogna essere tolleranti” – tolleranti con gli altri, ma soprattutto con noi stessi.

 

Se senti che la paura di sbagliare sta limitando la tua vita e vuoi superarla, prenota una consulenza con me per esplorare insieme strategie efficaci per affrontare le tue paure e migliorare la tua crescita personale.

 

Leggi di più nella mia sezione Articoli & Corsi

 

    Desideri ricevere maggiori informazioni?

     

    Nome

    Email

    telefono (opzionale)

    Messaggio

     

    I tuoi dati personali saranno utilizzati per elaborare la tua richiesta, supportare la tua esperienza su questo sito e per altri scopi descritti nella nostra informativa sulla privacy secondo il GDPR 2016/679.